Com’è possibile tornare ad amare la vita quando si tocca il fondo e si pensa solo a come farla finita? Un uomo misterioso si presenta a quattro persone che, per motivi diversi, hanno deciso che il suicidio è l’unico modo per liberarsi dalle sofferenze e offre loro un’alternativa: una settimana di tempo ancora per capire se sia il caso o meno di tornare indietro su questa decisione. Il primo giorno della mia vita, di Paolo Genovese, è tratto dall’omonimo libro dello stesso regista e affronta il tema del suicidio senza edulcorazioni, ma allo stesso tempo aprendo uno spiraglio alla possibilità di salvezza.
Il regista di The Place e Perfetti sonosciuti torna a parlare delle seconde opportunità, stavolta attraverso un argomento scomodo e disturbante. Napoleone (Valerio Mastandrea), Arianna (Margherita Buy), Emilia (Sara Serraiocco) e Daniele (Gabriele Cristini) sono i protagonisti della vicenda. La loro settimana alla (ri)scoperta dei motivi per cui vale la pena stare al mondo si svolge in una Roma quasi surreale, una sorta di non luogo in cui sembra che il mondo si sia fermato, quasi in attesa della fatidica decisione dei nostri personaggi.
L’albergo-fantasma in cui Uomo (Toni Servillo) riunisce questi derelitti è un posto freddo, buio, anonimo, esattamente come il personaggio di Servillo che non ha un nome. La fotografia che preferisce i colori freddi accompagna lo svolgersi della storia ,sottolineandone gli aspetti più cupi; i colori diventano più caldi solo nei rari momenti in cui anche i protagonisti sembrano sereni, ad esempio quando si godono un buon piatto di pasta seduti su una terrazza che affaccia sul mare. La pioggia è un elemento caratterizzante e preponderante: quasi tutte le scene in esterno sono accompagnate da violenti temporali e anche gli interni risentono di una pesante atmosfera grigia. Così lo spettatore entra ancora meglio in quella dimensione senza luogo e senza tempo, che il regista riesce a ricreare attraverso la sapiente alternanza di luci e ombre, di colori spenti e vivaci.
Altro tema spinoso, la genitorialità, viene affrontato dando spunti differenti, opposti, di riflessione: l’essere madre o padre non influenza necessariamente la scelta di continuare a vivere, se i presupposti mancano. Anche in questo caso si ragiona su punti di vista, senza cedere il passo al semplice e immediato giudizio.
Il cast è eccezionale, uno dei motivi per non perdersi questo film, insieme alla sceneggiatura originale e ricca, se non di colpi di scena, di argomenti su cui soffermarsi a riflettere.
Ecco il trailer: