The Fabelmans: la nostra recensione del film di Spielberg da non perdere
Al Cinema dal 22 dicembre
Un film sul Cinema, per il Cinema, da chi ama così profondamente la settima arte, che ne ha esplorato tutte le caratteristiche esistenti, ne ha scoperte molte altre e ha donato nuova linfa vitale a ogni sua singola opera: The Fabelmans di Steven Spielberg arriva finalmente nelle sale. Ritratto intimo e coinvolgente di un’infanzia nell’America del Novecento, il film ripercorre gli eventi che hanno scandito la vita e la carriera del regista.
Il piccolo Sammy/Steven scopre la sua passione in tenera età e la coltiva negli anni, dimostrando sin dall’inizio un estro e delle capacità da filmaker fuori dal comune. Suo padre Burt (Paul Dano) e sua madre Mitzi (una straordinaria Michelle Williams) si pongono in maniera diametralmente opposta alle attitudini del figlio: l’uno ostacolandolo e l’altra incoraggiandolo, ma entrambi hanno contribuito a plasmare il suo carattere e la sua identità artistica. Una vicenda dalla base autobiografica, ma che coinvolge lo spettatore, toccando le corde più intime. Spielberg attinge ai suoi ricordi, ma questi diventano metafora della vita di ognuno di noi, del nostro singolo vissuto. Per ricreare le scene nella maniera più realistica possibile, il protagonista Gabriel LaBelle ha persino imparato a utilizzare le diverse Super 8 usate da Spielberg da adolescente, infilando e tagliando la pellicola e utilizzando un proiettore di pellicole a bobina.
Il film cattura un momento specifico della cultura cinematografica. Il personaggio di Sammy è raccontato sullo sfondo della Hollywood degli anni Cinquanta/Sessanta, un’industria che si stava evolvendo e si apprestava a inaugurare la Nuova Hollywood degli anni Settanta, con film originali, meno patinati, da un lato più realistici, dall’altro più sensazionali: un punto di svolta che ha segnato allo stesso tempo la vita personale e la carriera del protagonista. La sua ricerca continua di emozioni e di momenti catartici riflette una più complessa consapevolezza di come il cinema possa intrattenere e illuminare, esibire e manipolare, mitizzare e demonizzare. Il bambino che filmava gli scontri fra i treni per divertimento, a un certo punto diventa adulto e si rende conto di quanto la creazione di immagini possa persino arrivare a sconvolgere chi gli sta accanto.
Una storia sulla famiglia, dunque, ma anche sulla crescita personale e la voglia di inseguire il sogno americano. La musica di John Williams (Schindler’s List, Lo squalo), compositore premiato con cinque premi Oscar, impreziosisce l’opera, capolavoro di regia e di fotografia; quest’ultima è stata affidata alla direzione del pluripremiato Janusz Kaminski (Schindler’s List, Salvate il soldato Ryan).
Un film da non perdere, un’immensa emozione per gli occhi e per il cuore.
Ecco il trailer: