Quel posto nel tempo: Leo Gullotta protagonista di un film sull’Alzheimer
Dal 21 settembre al Cinema
Un’interpretazione unica, toccante, in un film che esce al Cinema in occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer: Quel posto nel tempo, diretto dal regista Giuseppe Alessio Nuzzo, è il racconto dell’evoluzione di una malattia da cui non si torna indietro, che mangia piano piano i ricordi e sgretola inesorabilmente la memoria.
Leo Gullotta veste i panni di Mario, un direttore d’orchestra di fama internazionale in pensione che, dopo una vita sul podio, trascorre i suoi giorni in una casa di riposo di lusso in Inghilterra. Soffre di Alzheimer e la sua mente gli gioca strani scherzi confondendo presente e passato, immaginazione e realtà. Il lungometraggio segue il corto Lettera a Michela, vincitore di numerosi premi, tra cui il Primo Premio a Giffoni, il Premio Ettore Scola e la menzione speciale ai Nastri d’Argento. Presentata in anteprima al Festival del Cinema di Venezia è nelle sale cinematografiche dal 21 settembre.
Si studia sempre prima di interpretare un personaggio – ha detto Gullotta – Per entrare nei panni di Mario ci sono stati incontri con medici specialisti, neurologi, in modo che io potessi capire e interpretare i movimenti e le espressioni di una persona che inizia a sentire il mondo circostante in maniera differente. L’informazione sulla malattia è fondamentale: le parole ‘cancro’ e ‘alzheimer’ fanno paura soprattutto perché non si sa bene come porsi nei confronti delle persone che la vivono. La storia di Mario non è solo una storia sull’alzheimer, ma è l’emblema della solitudine che viviamo nel nostro tempo.
Nel cast anche una intensa Giovanna Rei nel ruolo della moglie del protagonista. Girato tra Napoli, Sorrento e Caserta, ha toccato come location Piazza Plebiscito, la Reggia di Caserta e la Reggia di Portici.
Napoli riveste un ruolo da protagonista nel film – ha spiegato Nuzzo – I luoghi simbolici della città sono sempre deserti, sia di giorno sia di notte, quasi a voler sottolineare ancora di più la solitudine del protagonista.
Il tempo è scandito da quattro assi narrativi ed è forse questo tempo non cronologico il vero protagonista di un film in cui solo alla fine si riescono a riunire tutte le tessere del puzzle per comporre il quadro completo della narrazione. L’intento è quello di mostrare la malattia dall’interno, quasi a viverla attraverso le sensazioni confuse e frammentarie del protagonista.
Ecco il trailer: