Stefano Skalkotos: “Senza radici non si può volare”
Intervista a uno degli attori più promettenti e poliedrici del Cinema italiano
Padovano, per metà greco, romano di adozione: Stefano Skalkotos è un attore poliedrico, che ha ricevuto la prima formazione a Teatro e ora si dedica alle serie tv e al Cinema. Anche a livello internazionale. Lo abbiamo visto nelle serie Rai Non Mi Lasciare, prossimamente sarà accanto a Michele Placido nel film su Mondadori e poi in una commedia americana in arrivo su Netflix.
Lo abbiamo intervistato in esclusiva per La Voce del Cinema e ci ha parlato della sua carriera dei suoi progetti futuri.
Ti sei appassionato alla recitazione perché eri bravo a fare le imitazioni: è vero?
In un certo senso sì. Da bambino ero davvero un ottimo imitatore. Sono nato nel 1981 e seguivo le trasmissioni di Gigi Sabani. I miei personaggi preferiti, che imitavo per allietare amici e parenti, erano Mike Bongiorno e soprattutto Paolo Villaggio nel ruolo di Fantozzi. Da grande sono arrivato a interpretare il grande Corrado, nel film Permette? Alberto Sordi. Sono contento del lavoro che tutti noi abbiamo fatto per non restituire una semplice imitazione dei personaggi, ma una nostra interpretazione: oltre alla voce, molto particolare, ho fatto attenzione anche a lavorare sulla gestualità di un uomo vissuto in un’epoca molto diversa dalla nostra.
La tua formazione teatrale ti ha aiutato?
Sì, ho avuto grandi maestri, ai quali sono molto grato. Ho iniziato in Veneto a fare Teatro e poi mi sono trasferito a Roma, inizialmente per fare il doppiatore. Il Cinema è arrivato in seguito. Questo sarà il mio anno sabbatico per il Teatro, ci ritornerò quando ne varrà la pena. Nel frattempo mi dedico al Cinema e alle serie tv.
A questo proposito, ti abbiamo visto nella nuova serie Rai Non Mi Lasciare, con Vittoria Puccini e Alessandro Roia, diretta da Ciro Visco.
Ho partecipato con piacere a questa serie crime che ha, secondo me, un’ottima regia e parla di un tema attuale e anche delicato. Una delle cose più interessanti per me è stata girare in una Venezia deserta, triste durante il primo lockdown, ma sempre meravigliosa.
Progetti per il futuro?
Un docu-film su Arnoldo Mondadori, diretto da Francesco Miccichè, con Michele Placido e Flavio Parenti, quest’ultimo nei panni del protagonista. Recitare al fianco di un attore come Placido è come giocare in Champions League. Con Flavio si è creato un bel rapporto di amicizia. Lo abbiamo girato a settembre scorso e uscirà nel 2022. Ho preso parte anche a una produzione internazionale: una commedia romantica americana girata a Verona e diretta da Mark Steven Johnson. Non posso ancora dare molte anticipazioni sul film, che uscirà su Netflix, ma posso dire che sono stato felice di stare su un set internazionale e aver avuto modo di approcciarmi con un modo differente di lavorare.
Hai un cognome non comune, che racconta sicuramente una storia…
Sì, anche più di una: mio padre è greco e il mio cognome sembra quasi un codice fiscale! Scherzi a parte, sono fiero delle mie origini e, nonostante possa essere difficile da ricordare o pronunciare, non cambierò il mio cognome. Qualcuno, in ambito lavorativo, mi ha suggerito di farlo, ma non ci penso proprio. Un’amica una volta mi ha detto una frase molto significativa: “Senza radici non si può volare”.
Hai mai lavorato in Grecia?
Ho avuto un’offerta per uno spot, ma alla fine non si è concretizzata perché non sono riuscito a conciliare con altri impegni. Per quanto riguarda il Cinema, non ci ha mai pensato. Certo, se mi chiamasse Lanthimos non me lo farei dire due volte…
Con chi ti piacerebbe lavorare?
Ammiro molti registi, soprattutto Paolo Sorrentino. Con Luca Guadagnino ci è mancato pochissimo: prima del film su Sordi ho fatto vari provini per la sua ultima serie e mi è sembrato ci fossimo capiti. Spero, in futuro, di poter riprendere il discorso con lui. Un altro regista che ammiro è Sydney Sibilia: adoro la sua maniera di fare commedia!
Qual è stato il ruolo più difficile della tua carriera fino a questo momento?
Un ruolo interpretato a Teatro, nella pièce La Cena di Walter Manfrè: si tratta di un testo di drammaturgia contemporanea che abbatte il concetto della quarta parete: gli spettatori (27 in tutto) sono seduti a tavola con noi attori. Il ruolo che interpreto è molto sfaccettato e spero di ripartire da quello spettacolo, quando le condizioni lo permetteranno.
Consiglia un film ai nostri lettori!
A chi deve ancora approcciarsi al Cinema di Sorrentino, consiglio un film tra tutti, dal quale iniziare: L’Uomo In Più; credo sia quello che meglio rappresenta la sua poetica. Tra i film stranieri, uno di quelli che mi hanno maggiormente colpito negli ultimi anni è Parasite; mi è stato proposto di vederlo in lingua originale e in un primo momento ho arricciato il naso; invece mi sono dovuto ricredere: un film scritto così bene non può che rapirti e farti rimanere incollato fino all’ultimo fotogramma!