Sergio Castellitto: “Ognuno di noi dovrebbe chiedersi quale sia il proprio materiale emotivo”
Intervista al regista e protagonistdel film in uscita il 7 ottobre
Regista e protagonista di un film tratto da un testo di Ettore Scola, rimaneggiato insieme a Margaret Mazzantini: Sergio Castellitto, per la settima volta dietro alla macchina da presa, ci ha raccontato la sua ultima opera, intitolata Il Materiale Emotivo.
La pellicola, impreziosita dalla presenza di due attrici di spessore, come Bérénice Bejo e Matilda De Angelis, è stata scelta per l’apertura del Bif&st – Bari International Film Festival il 25 settembre e sarà nelle sale a partire dal 7 ottobre.
Ci racconti qualcosa della sceneggiatura e del tuo rapporto con Ettore Scola?
Negli anni Scola mi ha fatto il dono della sua amicizia, come solo i grandi sanno fare. Il film si basa su un testo suo, che ho provato ad adattare alle mie personali caratteristiche.
Nel film uno dei temi ricorrenti è la prigionia: come mai?
I personaggi sono tutti un po’ prigionieri: di una casa, un acquario, una situazione di invalidità… Soprattutto sono prigionieri di loro stessi. Ho voluto raccontare questa oppressione, facendo vedere come si arriva man mano a uscirne.
Come hai scelto le due attrici protagoniste?
Sono due fuoriclasse, sono stato felicissimo di condividere questo progetto iniziato più di tre anni fa con loro. Bérénice era già una professionista affermata, Matilda all’epoca non ancora, ma sta dimostrando tutto il suo talento!
Nel cast ci sono anche Sandra Milo e Clementino: con loro com’è andata?
Devi sapere che il film è stato girato al Teatro 5 di Cinecittà, in cui lo spirito di Fellini aleggia sovrano: Sandra non poteva mancare! Perché Clementino? Perché mi piace, ma se Massimo Troisi fosse vivo avrei voluto lui!
Questo film è ricco di citazioni letterarie e anche cinematografiche…
Sì, volevo che i personaggi e le situazioni che vivono fossero incorniciati da citazioni ad hoc, non fini a se stesse, ma che si legassero bene a loro.
Cos’è per te il materiale emotivo?
Innanzitutto un ossimoro, come il Cinema stesso d’altronde. Vorrei che lo spettatore, all’uscita della sala, si interrogasse per capire quale sia il proprio personale materiale emotivo, perché l’attualità ci uccide, ci rende sterili e apatici a tutto ciò che è reale!