Nomadland: la nostra recensione in anteprima
Al Cinema dal 29 aprile e il giorno dopo su Disney+
Premio Oscar come Miglior Film, Migliore Regia, Migliore Attrice Protagonista: dopo aver trionfato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, il film Nomadland di Chloé Zhao conquista anche l’Academy. Il lungometraggio racconta la vita difficile di una donna rimasta vedova, che sceglie la vita da nomade e decide di attraversare l’America su un van. Tratto dall’omonimo libro di inchiesta di Jessica Bruder, che ha scritto la sceneggiatura a quattro mani con Zhao, il film esce il 29 aprile al Cinema e dal giorno successivo su Disney+.
Nonostante abbia fatto man bassa alla cerimonia degli Oscar, il film non è proprio il capolavoro assoluto che ci si aspetta, alla luce di questi importanti riconoscimenti. Ottima la fotografia, affidata a Joshua James Richards: i paesaggi desertici, in cui la terra e il cielo si incontrano e quasi si fondono, sono uno degli elementi più di spicco della pellicola. Ormai non c’è quasi più bisogno di dire che Frances McDormand è una garanzia: la sua interpretazione è sempre magistrale e il successo del film lo si deve in gran parte alla sua presenza forte, in grado di offuscare tutto il resto. Anche la musica di Ludovico Einaudi contribuisce a restituire un’atmosfera in cui i paesaggi naturali e la loro magnificenza riportano il nostro pensiero all’importanza della salvaguardia dell’ambiente.
Il messaggio sociale è forte, ma purtroppo viene un po’ banalizzato in una narrazione che segue uno schema piuttosto piatto e poco originale. I nomadi come Fern, la protagonista, sono persone che a causa della crisi economica del 2008 hanno dovuto cambiare totalmente vita, perché rimasti improvvisamente senza lavoro e senza casa. Un road movie in cui si racconta il sogno americano infranto, la disperazione dei nuovi nomadi, i cosiddetti ‘invisibili’, ma senza andare a fondo della questione, né delineando i personaggi in modo troppo specifico.
Ecco il trailer: