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Francesca Antonelli: in tutti i ruoli che interpreto c’è qualcosa di me

Ph. Adriano Cerroni
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L’esordio giovanissima, a 14 anni, grazie a un incontro casuale con Francesca Archibugi. Poi la celebrità con I Ragazzi Del Muretto e  una serie di ruoli importanti: Francesca Antonelli ha ripercorso alcune tappe fondamentali della sua carriera in un’intervista esclusiva per La Voce del Cinema.

 

Hai iniziato per caso il mestiere di attrice?

Sì, è vero. Io volevo fare tutt’altro e non pensavo alla recitazione. Studiavo pianoforte e credevo che sarebbe stata quella la mia strada. Un giorno, a 14 anni, avevo deciso di non andare a scuola e aspettavo l’autobus per allontanarmi da casa, sperando di non essere scoperta da mia madre. L’autista del bus non si fermò, io iniziai a inveirgli contro e gli tirai dietro lo zaino. Nei paraggi c’era Francesca Archibugi che girava per le scuole in cerca di ragazzi da inserire nel suo nuovo film. Lei mi invitò al provino, io fui molto diffidente all’inizio, ma il pomeriggio la raggiunsi presso il suo studio e mi diede la parte da preparare per il provino.

 

Cosa ti resta di quell’esperienza?

La Archibugi è una grande professionista. Ho iniziato con lei, con Mignon È Partita, un film che ha vinto cinque David di Donatello. Lei mi ha insegnato a piangere, calandomi nell’emozione del momento: per trasmettere le emozioni agli altri, bisogna provarle in prima persona, non pensando ad altro, ma a quello che si sta sentendo in quel preciso momento. In tutti i provini successivi ho portato con me questi preziosi consigli.

 

Come è andata avanti la tua carriera?

In seguito c’è stata l’esperienza de I Ragazzi Del Muretto, che ricordo ancora con tanta tenerezza. Con gli altri protagonisti continuiamo a sentirci e qualche volta a vederci: c’è ancora tanto affetto tra noi! Nel frattempo ho studiato recitazione, continuando comunque sempre a lavorare.

 

La serie tv I Ragazzi Del Muretto ti ha dato la popolarità: cosa resta del tuo personaggio, Stefania, a distanza di trent’anni da quell’esperienza?

Un personaggio che mi somigliava molto, mi rimane il ricordo di un periodo bello della mia vita: è un pezzo di cuore! Mi veniva naturale interpretare Stefania. E pensare che ero sicura di non essere stata presa… C’erano tante ragazze al provino e, vedendo tutta quella concorrenza, stavo per andare via; invece poi mi hanno comunicato di essere stata scelta!

Come scegli i ruoli da interpretare?

In ogni ruolo ho sempre ritrovato un po’ di me stessa, è così che capisco se sia il caso o meno di interpretare un personaggio. A volte ho interpretato personaggi minori, proprio perché leggendo un copione mi rendo conto subito se è qualcosa che per me è valido e in cui mi rispecchio.

 

Il personaggio più difficile?

La protagonista di Manuel, film di Dario Albertini: è una madre in carcere che sfrutta il figlio diciottenne per poter uscire. Da mamma non riesco a concepire una cosa del genere, per questo non è stato per niente semplice calarmi in quella parte!

 

Nel film appena uscito, La Regola D’Oro, che ruolo interpreti?

Anche lì sono una mamma, la mamma del protagonista Ettore (interpretato da Simone Liberati), un soldato dell’Esercito Italiano che dopo cinque mesi trascorsi come prigioniero dei fondamentalisti siriani, viene liberato e riportato in patria. Qui lo attendono giornalisti e media in fibrillazione, che attratti dalla sua storia vogliono a tutti i costi un’intervista o una foto. Recito insieme a Edoardo Pesce e Barbora Bobulova.

 

E della fiction con Sabrina Ferilli, Svegliati Amore Mio, cosa puoi dire?

Un bel progetto davvero. Parla delle madri d’acciaio di Taranto, che protestano con cartelli e scritte che richiamano i dati su malattie e morti nella città e chiedono la chiusura delle fonti inquinanti.

 

Progetti per il futuro?

Per il futuro prossimo un cortometraggio intitolato Il Giudizio, che muove una critica sociale a comportamenti discriminatori verso la comunità LGBTQI.

 

 

 

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