Un buon potenziale sprecato: si potrebbe racchiudere in questa frase la valutazione su Curon. La serie tv prodotta da Netflix è interessante da un punto di vista visivo, ma purtroppo perde molti punti nella regia e soprattutto nella sceneggiatura.
Sette episodi in totale, in cui la narrazione ruota attorno a una donna e ai suoi due figli. I tre sono tornati nel paese natale di lei (Curon, in Trentino) e dovranno fare i conti con il suo passato misterioso.
Gli elementi per creare tensione e paura ci sarebbero tutti: il paesino remoto e sinistro caratterizzato una storia di allagamento, con gli edifici sommersi e il campanile come unica struttura che affiora solitaria dalle acque; due adolescenti che già mostrano una spiccata dose di inquietudine; la fotografia realizzata con atmosfere cupe e solitarie; peccato che, nonostante gli sforzi, la serie non riesca a decollare.
Si intuisce un’aura di mistero e angoscia, ma purtroppo non si viene coinvolti dalla trama. Unica nota positiva: i due giovani e bravissimi protagonisti: Margherita Morchio e Federico Russo. Tutto il resto è noia.