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Dopo la vittoria ai David di Donatello il mio primo film

Giulio Mastromauro, vincitore ai David per il Miglior Corto, ci racconta i suoi prossimi progetti

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Una laurea in Giurisprudenza, con il sogno del Cinema nel cassetto. Inverno (disponibile su RaiPlay) è il suo quarto cortometraggio e ha trionfato all’ultima edizione dei David Di Donatello. Giulio Mastromauro ci ha raccontato i suoi prossimi impegni.

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Come è nata l’idea di Inverno?

L’idea del film affonda le sue radici nella mia infanzia. Riportare sullo schermo la mia storia attraverso quella di Timo è stato un modo per me di elaborare, forse per la prima volta, una perdita dolorosa e, allo stesso tempo, condividerla con chi ha purtroppo vissuto un’esperienza analoga alla mia.

Perché hai scelto come contesto il mondo dei giostrai?

Avevo bisogno di un luogo reale, con persone reali, che mi riportassero indietro nel tempo. E l’ho trovato nel mondo dei giostrai e dei circensi, così puro, autentico, pieno di umanità. Mi sono sentito a casa.

Le giostre rappresentano per tutti svago e spensieratezza. Qui vediamo il forte contrasto tra questa idea comune e le storie personali (in questo caso tragiche) di chi lavora in questo settore.

Era per me il micromondo ideale all’interno del quale ambientare la storia. Fortemente reale e allo stesso tempo metaforico. Un luogo dai forti contrasti: gioia e allegria, ma anche nostalgia e difficoltà. I giostrai e i circensi devono anche dissipare i pregiudizi della gente. Lo sguardo rivolto a loro è sempre un po’ sospettoso e spesso sono ritratti come realtà di zingari, di nomadi, in senso dispregiativo. La verità è che sono persone vere e preziose.

Cosa ti ha spinto a scegliere Christian Petaroscia, il bambino che interpreta il protagonista Timo?

Ricordo l’emozione fortissima che ho provato quando, dopo una lunghissima ricerca, è arrivata la sua candidatura. Dietro quel riccio ribelle e l’aria sbarazzina si nascondeva un bambino dolcissimo e profondo. Istintivamente ho urlato: “Fermiamo il casting, l’abbiamo trovato!” Christian ha sette anni, è vivacissimo e a tratti un po’ discolo. All’apparenza potrebbe sembrare l’esatto opposto, rispetto al personaggio di Timo. Eppure non ho mai avuto dubbi su di lui, anche quando parte della troupe era intimorita dalla sua vitalità: è stato amore a prima vista tra noi e si è subito creato un legame speciale!

Nonostante tutta la narrazione sia permeata di angoscia, si avverte un filo di speranza…

Più che angoscia direi malinconia, come del resto lo è per certi versi la stagione invernale. Il film mette in scena personaggi segnati dal dolore, impotenti. Ma la primavera è ormai alle porte e le giostre vanno rimesse a nuovo prima di ripartire. Timo è cambiato per sempre, l’inverno ha lasciato il suo segno, ma la vita deve andare avanti.

Hai dei modelli nella regia?

Non ho modelli precisi e questo è per me un vantaggio. Mi piace il cinema sincero e che sappia emozionare.

Progetti per il futuro?

Ho scritto in questi mesi il mio film d’esordio. Una storia speciale, a cui tengo moltissimo.

Un film da consigliare ai nostri lettori? 

Martin Eden di Pietro Marcello. Poetico, coraggioso, personale. Un film in cui la bellezza tracima anche dalle imperfezioni. A mio avviso il miglior film italiano del 2019.

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