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Piergiorgio Seidita: “Il mio sogno? Dirigere Timothée Chalamet!”

Quattro chiacchiere col giovane regista vincitore del Premio Troisi nel 2018

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Dalle serie web al Cinema, fino a realizzare un sogno: quello di vincere il Premio Troisi nel 2018: Piergiorgio Seidita ci ha raccontato alcuni aneddoti della sua carriera e ha svelato quali sono i sogni ancora nel cassetto.

 

Il regista in gavetta che crede nel destino: intervista a ...

Ti autodefinisci “un regista in piena gavetta”, ma hai già raggiunto dei traguardi, il Premio Massimo Troisi, ad esempio.

 

Mi piace la definizione “in piena gavetta”, mi fa immaginare di essere un Capitano sempre in viaggio nei mari più difficili e belli da domare. Mi ricorda sempre che il viaggio è ancora lungo e che non finirà mai, si spera. Sì, il Premio Troisi è stato un sogno realizzato. Quando ricevetti la chiamata da parte del Direttore Artistico Massimiliano Cavaleri, ricordo di aver risposto in maniera confusa ed emozionata. Grande responsabilità e orgoglio.

 

 

Hai iniziato dalle serie tv sul web. Preferisci il mondo del Cinema, o delle serie tv?

Il Cinema. L’idea di un film che apre e si chiude dando tutte le emozioni che ha in novanta minuti o più, in una sala, non ha prezzo. La serialità è affascinante, poi accostata al web, negli anni in cui la feci io, era un buon modo per entrare in ogni pc dei teenager, che ai tempi, non trovavano interessante la tv. Provare a emozionarli in un mezzo così diretto e gratis, era una bella sperimentazione.

 

Qual è il tuo lavoro da regista al quale ti senti più legato e perché?

Imperfetti è un corto che ancora oggi sento mio, che racconta molto di me, ed è sempre apprezzato da chi lo guarda (fortunatamente!). Quest’anno ho avuto la fortuna di girare Teo, un corto ancora inedito, che però sta già girando per alcuni festival, dove c’è tutto quello che di nuovo ho provato e imparato nella mia vita, nei silenzi e negli sguardi che gli attori protagonisti hanno regalato al progetto.

 

I tuoi prossimi progetti?

A giugno mi aspettano tre cortometraggi da dirigere. Uno scritto dal mio migliore amico, Francesco Venerando, dal titolo Non Smetto, di cui ho curato la sceneggiatura. Un altro, scritto da uno sceneggiatore emergente, Matteo Cavuoto. E un ultimo, se il cuore reggerà, scritto interamente da me: Quella Notte. Dopo questi mesi di quarantena non vedevo l’ora di tornare sul set!

 

Cosa suggerisci ai giovani che vogliono intraprendere la carriera da regista?

Di scegliere un altro lavoro! (ride, ndr)  Di guardare un sacco di film, di fare sempre ciò che sentono di fare, anche se docenti di cinema o amici cinefili gli consigliano di non farlo. Ogni regista o artista che sia ha un suo mondo, che vale sempre la pena raccontare, a prescindere dai pareri e dai risultati. Soprattutto all’inizio. Per imparare c’è sempre tempo. Buttarsi e rischiare, invece, va fatto da subito.

 

Con quali attori vorresti lavorare?

Con alcuni ci lavoro già, fortunatamente, anche se sono sconosciuti al mondo del Cinema. Ma tempo al tempo! Per quanto riguarda quelli conosciuti: Pierfrancesco Favino, Andrea Arcangeli, Micaela Ramazzotti, Timothee Chalamet, Anne Hathaway, Bob De Niro, Meryl Streep… Devo continuare?!

 

Un film da consigliare ai nostri lettori?

Ultimamente ho visto Honey Boy, scritto e interpretato da un Grande Shia LaBeouf. Ho amato totalmente ogni scena. Un giovane bravissimo Noah Jupe, anche. Wow! Guardatelo!

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