Memorie Di Un Assassino: la nostra recensione in anteprima
Il film di Bong Joon-ho al Cinema dal 13 febbraio
A diciassette anni dalla sua uscita, grazie al successo della più recente pellicola Parasite, arriva anche in Italia Memorie Di Un Assassino di Bong Joon-ho.
Il film, in sala dal 13 febbraio, è un noir che si sposa bene con il tema della satira sociale. Ambientato nel 1986, il film si basa su fatti realmente accaduti di cronaca nera: la tranquillità di un paesino della Corea del Sud è compromessa da uno stupratore assassino, di cui si perdono puntualmente le tracce.
Lo spunto reale da cui parte la narrazione dà modo di raccontare le difficoltà della polizia, che ai tempi aveva ben pochi strumenti per indagare: gli esami del DNA venivano effettuati solo negli Stati Uniti, ad esempio. La frustrazione dei poliziotti di fronte a questa sensazione di impotenza viene, se non giustificata, da un certo punto di vista compresa. I barbari metodi di interrogatorio, che non escludevano la violenza fisica, erano all’ordine del giorno e il regista trova il giusto metodo per denunciarne l’efferatezza, ma allo stesso tempo si mette per un attimo dalla parte di chi non riesce a fare giustizia e ricorre per questo a metodi per nulla ortodossi.
Si avverte una grande distanza tra il modo di vivere in un paesino, rispetto alla città: il poliziotto di Seoul è infatti poco avvezzo a torturare i sospettati per estorcere una confessione e si scontra spesso con i suoi colleghi che, invece, sono spiazzati dal suo atteggiamento. Il protagonista, interpretato da Song Kang Ho, incarna proprio quel particolare modus operandi della polizia a quel tempo. Il regista sa raccontare l’orrore con un sapiente mix di denuncia al sistema e ironia. Da vedere!