Dunkirk: la nostra recensione
Arriva nelle sale l'atteso film di Nolan su un interessante capitolo della Seconda Guerra Mondiale
Seconda Guerra Mondiale, momento in cui le truppe inglesi e francesi vengono schiacciate da quelle tedesche e attendono i soccorsi sulla spiaggia di Dunkerque: è questo il contesto in cui viene ambientato l’ultimo film di Christopher Nolan, nelle sale dal 31 agosto. In realtà la storia ha un’ambientazione tripla: mare, cielo, spiaggia, ognuna delle quali fa da sfondo a un racconto che si svolge in un arco temporale differente.
Quelli che hanno parlato di Oscar per Nolan, molto probabilmente questa volta non sbagliano: finalmente siamo di fronte a un film sulla guerra davvero diverso da tanti altri. Il realismo che raggiunge, in maniera così empatica nei confronti del pubblico, si avverte sin dal primo minuto. Ogni aspetto della narrazione coinvolge lo spettatore fino a portarlo all’interno della storia stessa e a far sì che possa vivere, da dentro appunto, tutto ciò che accade: l’aereo che finisce giù in mare, lo vediamo dalla prospettiva di chi precipita in acqua; il boato delle bombe non si avverte in lontananza, in maniera chiara, sembra proprio che quelle bombe ci saltino accanto. Non ci sono dei veri e propri protagonisti, ma tutti sono sullo stesso piano, persino i nemici, che sembrano non avere un’identità precisa: di loro non si vede quasi il volto, nascosto da occhiali e berretto da aviatore. Non bisogna immaginarsi scene cruente e immagini splatter, come possiamo aspettarci in un film del genere, che aiutano rendere al meglio la crudezza della storia. La genialità del regista si esplica attraverso una giusta commistione di rumori, silenzi, sguardi, che tengono col fiato sospeso e mettono noi in ansia, dandoci un assaggio di come devono essere stati per davvero gli interminabili giorni su quella spiaggia.